Il progetto delineato nel contratto di governo ha un altro nome, ma la finalità è quella: le prime anticipazioni sulle politiche del nuovo esecutivo riguardano uno sconto ai disonesti che, come sempre accade, è un incentivo all’evasione futura.
La rottamazione delle cartelle prevista nelle ultime due leggi di bilancio l’abbiamo definita “una sorta di condono”. Una sorta, perché non tagliava il debito in sé, ma solo le sanzioni. Non era quindi tecnicamente un vero e proprio condono, anche se favoriva comunque i ritardatari e i procrastinatori rispetto a chi aveva invece sistemato le proprie pendenze in tempi brevi. Il progetto di “pace fiscale” delineata dal contratto di governo, e che sembra uno dei primi passi che si avvierà a svolgere il nuovo esecutivo, è invece un condono fatto nel modo più palese, salvo usare un nome che sia il più lontano possibile proprio dalla parola “condono”, che mal si coniuga con la tanto decantata onestà. Non manca anzi l’esplicita esclusione di “ogni finalità condonistica”. Tuttavia, non essendo appassionati di filosofia medievale, non crediamo sia utile soffermarsi su una moderna quaestio de universalibus.
Troviamo più interessante chiederci quali siano i calcoli che portano a stimare gli incassi di una riduzione delle cartelle al 6% o al 25% del dovuto rispettivamente a 13 o a 60 miliardi di euro. Abbiamo più volte analizzato il magazzino Equitalia come descritto dal direttore Ruffini. Nell’aprile 2017 la quota di crediti definiti recuperabili ammontava a circa 52 miliardi di euro. Le stime di questa pace fiscale invece sembrano puntare ad aggredire, condonandola, una platea di circa 240 miliardi di euro, sperando quindi di riscuotere quei crediti (circa 400 miliardi, da dati Equitalia) per cui l’agenzia ha già messo in atto in questi anni, senza risultati, azioni di recupero esecutive e/o cautelari; o crediti riferiti a posizioni non lavorabili per gli interventi degli ultimi governi, che hanno limitato le azioni del riscossore pubblico.
Per cui le ipotesi sono due: o il professor Conte ha intenzione di togliere alcune limitazioni sui debiti con l’erario (per esempio, l’impignorabilità della prima casa), o auspica che chi non ha mai pagato nulla ed è già certo di poter farla franca, in un afflato di onestà, aderisca alla pace fiscale per il bene del Paese. In ogni caso, crediamo che le stime riportate dalla stampa siano assolutamente inverosimili. E pensiamo inoltre che sia abbastanza grave che i primi rumor sulle politiche fiscali del futuro governo riguardino (oltre alla flat tax “a due aliquote” che merita una trattazione a parte) uno sconto agli evasori, che, come ogni volta, non è altro che un incentivo a evasione futura. Speriamo che l’onestà torni davvero di moda.
Cristian Perniciano responsabile delle Politiche fiscali della Cgil nazionale