Il 2018 fa risuonare alcune date storiche, importanti nella vita del nostro Paese: i 70 anni della nostra Costituzione e del Voto alle Donne, i 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, i 50 anni del “mitico ’68”, i 40 anni della Legge 194 che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.
In questo anno vengono ricordati anche gli 80 anni delle Leggi Razziali fasciste, un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia a partire dal 1938 dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana.
Siamo al luglio del 1938 quando viene pubblicato il “Manifesto della razza” (Giornale d’Italia) in cui si afferma l’esistenza di ” una gerarchia tra le razze”, della “pura razza italiana” e gli ebrei vengono descritti come “non appartenenti alla razza italiana”.
Il Manifesto della razza viene firmato da autorevoli scienziati italiani e di qui si sviluppa la teoria razzista di Mussolini che alimenterà la sua politica e la propaganda continua volta a convincere gli italiani del pericolo, per la propria società, rappresentato dalla “razza” ebrea.
Le parole di odio contro questa minoranza fanno breccia in una parte dell”opinione pubblica.
A settembre parte l’esclusione degli ebrei da scuole e università e poi, con la promulgazione delle Leggi razziali, l’espulsione dagli impieghi pubblici, dall’esercito e anche dal partito fascista, sino a giungere al divieto di matrimonio tra ebrei e “ariani” italiani.
La politica razzista contro gli ebrei iniziata nel 1938, contro altre minoranze (rom, omesessuali), contro gli oppositori politici, porterà alle catastrofiche conseguenze che tutti noi conosciamo.
Nel 1938 una politica avviata dalla volontà di un dittatore per “difendere gli italiani” si è trasformata in linguaggio politico e ideologico che porterà allo sterminio.