DECRETO DIGNITA’: SERVONO TUTELE PER LA STABILIZZAZIONE DELLE MIGLIAIA DI PERSONE CHE DA TEMPO LAVORANO A TERMINE O IN SOMMINISTRAZIONE IN PROVINCIA DI TORINO E CHE RISCHIANO DI NON VEDER RINNOVATO IL PROPRIO CONTRATTO.
NO AI VOUCHER E A ULTERIORE PRECARIETA’.
La Cgil di Torino esprime forte preoccupazione per la sorte delle migliaia di lavoratrici e lavoratori con contratto a termine o in somministrazione che, avendo superato 12 mesi o 24 mesi, rischiano di non continuare a lavorare ed essere sostituiti.
In provincia di Torino sono circa 15 mila le persone che, tra contratti a termine e in somministrazione, lavorano attualmente senza interruzioni da più di 12 mesi.
Tale dato è molto sottostimato in quanto include solo i contratti stipulati in origine con durate previste superiori all’anno. Non si tiene conto, infatti, che a questi andrebbero sommati i contratti di durata iniziale inferiore e che successivamente sono stati prorogati o rinnovati, superando i 12 mesi di anzianità.
La Cgil chiede che nella fase di conversione in Legge del decreto, vengano previste misure che garantiscano per lavoratrici e lavoratori continuità occupazionale.
E’ necessario quindi estendere e generalizzare un diritto di precedenza effettivo, sia sui rinnovi dei contratti a termine e di somministrazione che sulle assunzioni a tempo indeterminato.
Una norma che, se resa strutturale, eviterebbe il rischio concreto del turn-over per cui scaduti i 12 mesi o i 24 con causale, si avvierebbe la stabilizzazione.
Con l’inserimento della causale, il decreto si muove timidamente nella direzione giusta ma non è sufficiente. La centralità e la tutela del lavoro passano attraverso una riforma complessiva che estenda i diritti e le tutele, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro: questo è quanto chiede la Cgil, questo è quanto già da tempo rivendicato attraverso la Carta dei Diritti Universali del Lavoro.
Inoltre si denuncia il rischio che con l’introduzione dei voucher in agricoltura e turismo e, senza una modifica del lavoro intermittente (a chiamata), una parte consistente delle professionalità più basse si spostino su questi rapporti di lavoro ancora più precari. Il risultato degli interventi sarebbe di conseguenza una ulteriore precarizzazione e sfruttamento in particolare per le fasce più deboli nel mercato del lavoro.
La Cgil di Torino, con le proprie categorie di settore, aprirà confronti nelle aziende con l’obiettivo di stabilizzare gli attuali precari e per garantirne la continuità occupazionale.