1. Sconcertante sentenza della Corte di Cassazione con cui si afferma che, in caso di stupro, non si applica l’aggravante del ricorso a sostanze alcoliche o stupefacenti se la vittima ne ha fatto uso volontario.

La legge prevede che il sesso senza un consenso affermativo sia considerato stupro e, quindi, abusare di una persona ubriaca o sotto l’effetto di stupefacenti o con problemi psichici è violenza sessuale.

E’ da considerarsi illegale qualsiasi atto sessuale che non abbia chiarito il consenso dei partecipanti; la passività della vittima non può essere considerata partecipazione volontaria e, di conseguenza, il sesso, senza una forma esplicita di consenso, è considerato stupro.

La legge prevede anche un’aggravante quando la “minorata difesa” è provocata volontariamente dallo stupratore, indipendentemente dalle modalità e dalle ragioni.

Nel caso in questione i due imputati erano stati assolti in primo grado dal GIP di Brescia nel 2011 perchè la donna non era stata riconosciuta attendibile. Nel gennaio 2017, invece, la Corte di Appello di Torino li aveva condannati ad una pena di tre anni, con le attenuanti generiche e l’aggravante.

La Cassazione, con la sentenza 32462 della terza sezione penale, sancisce che c’è “violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica” anche se la vittima ha volontariamente assunto alcol in quanto “in uno stato di infermità psichica” mancano le condizioni per fornire un “valido consenso”, ma l’assunzione volontaria di alcol da parte della vittima ”esclude la sussistenza dell’aggravante”, affermando il principio che “l’uso volontario, incide si sulla valutazione del valido consenso, ma non anche sulla sussistenza dell’aggravante”.

Non si può negare che la vulnerabilità della vittima è resa ancora più eclatante quando ci si trova in una condizione di confusione mentale e di assenza di controllo che impediscono alla donna la capacità di autodeterminarsi.

Sentimenti e emozioni come l’offesa, la vergogna, l’impotenza, la fragilità, la perdita di autostima, la paura spesso inducono a non denunciare, al silenzio, alla vittimizzazione secondaria.

La legge e la politica, il civismo e la comunità devono dare alle vittime la consapevolezza di non essere isolate o colpevolizzate. I numeri della violenza e quelli del femminicidio rappresentano un allarme sociale e culturale che necessitano di una forte mobilitazione e una ferma condanna a tutti i livelli, affinchè trovino piena applicazione i capisaldi della prevenzione della violenza, della protezione delle vittime e della punizione dei colpevoli, come previsto dalla Convenzione di Istanbul .

La responsabilità dello stupro è di chi lo commette e non ci sono attenuanti accettabili, ma va punito senza se e senza ma.

Moltissimi gli articoli e le reazioni negative che hanno accompagnato questa sentenza, in particolare da parte di alcune deputate che ne sottolineano la regressione culturale.

Non si può non essere d’accordo con il titolo dell’interessante articolo di Michela Marzano su Repubblica “Signor Giudice, niente sconti sullo stupro”.

Coordinamento Donne SPI/CGIL TORINO

Torino, 19 luglio 2018