Sabato 22 ottobre si è tenuta anche a Torino come in altri luoghi d’Italia la manifestazione per la pace in Ucraina in vista del grande appuntamento a Roma di sabato 5 novembre. A Torino ci si è dati appuntamento alle 16 in Piazza Carignano per arrivare in Piazza Castello e noi, con la nostra Segreteria e molti compagne e compagni eravamo presenti per chiedere di far tacere le armi e far tornare a far prevalere la diplomazia e gli accordi internazionali.
Il 5 novembre alle 12, poi, ci sarà un grande corteo a Roma da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni. La data è certa, il percorso da definire. E sono cinquecento le associazioni che hanno risposto all’appello, unite sotto l’ombrello di Europe for peace, dalla Rete italiana per la pace e il disarmo con Arci e Acli, alla galassia di Ong. Il sindacato Cgil ma anche Cisl e Uil. Le carovane pacifiste che si sono recate in Ucraina a prestare aiuto. Anpi, Comunità di Sant’Egidio, Tavolo per la pace, Libera, Legambiente, Sbilanciamoci. Quindi tantissime le adesioni. Tra queste anche quella del comitato “Fermare la guerra”, prima associazione proveniente da destra che sarà nella piazza del 5 novembre. Lo spiega l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno che ne è il portavoce. “Aderiamo sul presupposto che questa iniziativa non venga strumentalizzata politicamente contro il governo o a favore di qualche partito”, precisa in un comunicato.
Le adesioni delle forze politiche del resto stanno arrivando alla spicciolata: sono inserite in un elenco a parte. Finora hanno risposto all’appello Articolo uno, Alleanza Verdi sinistra, Progressisti, Partito su meridionalisti, Movimento politico libertas.
Il manifesto della manifestazione pacifista lancia una parola d’ordine semplice: “Cessate il fuoco subito, negoziato per la Pace! Mettiamo al bando tutte le armi nucleari. Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre”. La contrarietà all’invio di armi a Kiev è il punto di divisione del cartello pacifista, ma non è inserita nel manifesto. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini ha rilanciato le parole d’ordine: “Bisogna riaprire subito un negoziato di pace. La sofferenza della popolazione e le vittime civili aumentano di giorno in giorno, la minaccia nucleare è sempre più concreta. È tempo che chi detiene il potere comprenda che le guerre sono insostenibili dal punto di vista sociale, umano e climatico: è messa a repentaglio l’esistenza stessa del Pianeta”. Contrario all’invio di armi a Kiev, come ha detto in passato, Landini ha ribadito: “Abbiamo da subito condannato l’aggressione russa e l’inaccettabile invasione dell’Ucraina, ci siamo fatti parte attiva per sostenere e soccorrere il popolo ucraino attraverso progetti di solidarietà realizzati anche con il sindacato locale. Continueremo ad essere concretamente solidali nei confronti dei rifugiati costretti ad abbandonare il proprio Paese e la propria occupazione, e in particolare nei confronti delle rifugiate, spesso vittime di violenze, discriminazioni, stupri e torture”.