E’ nato nel 2004, dall’incontro delle donne dello SPI di Torino, con un vissuto di battaglie sindacali,  sociali, civili… con un modo di fare teatro che si caratterizzava come teatro delle persone, un teatro di comunità dove raccontare e raccontarsi, un teatro con declinazione femminista: partire da sè, parlare con la propria voce e il proprio corpo.

Il titolo del progetto teatrale “Non mi arrendo, non mi arrendo! Un teatro di donne, memorie, lotte e diritti”  è stato ispirato dal libro di Joyce Lussu “Lotte, ricordi e altro” e in particolare dall’ultimo capitolo: “Non arrendersi”, cioè non farsi respingere nell’ombra, come avvenne per le partigiane dopo la Resistenza, ma soprattutto da una frase scritta in una testimonianza rilasciata da Carmen Nanotti, combattente delle SAP, squadre di azione Partigiana, che partecipò attivamente  alla prima messa in scena. La prima rappresentazione nel 2005 in occasione del 60^ della Liberazione vedeva in scena 60 donne: pensionate, anche partigiane, e un gruppo di più giovani di tutte le età. Erano guidate da 4 artiste: Gabriella Bordin, Elena Ruzza, che ancora collaborano con il coordinamento donne dello SPI provinciale di Torino a distanza di 14 anni, Mariella Fabris e Rosanna Rabezzana.

L’esperienza teatrale non si è mai fermata con tante rappresentazioni e repliche non solo a Torino, a Roma, a Milano, oltre che nei più importanti comuni Piemontesi e nei più importanti teatri, compreso il  prestigioso teatro storico “Carignano” di Torino.

Dopo il primo spettacolo sono stati affrontati altri temi con la relativa messa in scena: i diritti sociali, civili e politici conquistati dalle donne dal 1945 in poi,  la salute delle donne di tutte le età, il rapporto delle donne con il potere, le vite delle tre Madri Costituenti Piemontesi: Teresa Noce, Rita Montagnana e Angiola Minella, ed ora si sta lavorando sul tema  delle lotte degli anni ’70 e del femminismo.

“Non mi arrendo, non mi arrendo”, “Storie di donne, di diritti conquistati e da riconquistare”, “Salute, donne!”, “Donne e potere”, “Cercasi libertà”, “Figlia di tre madri. La passione politica dalle Madri Costituenti ad oggi”. Questi i titoli degli spettacoli messi in scena.

Sono centinaia le donne che hanno calcato le scene, preparate dalle professioniste in 5 laboratori territoriali di Torino, Settimo, Collegno, Pinerolo, Ivrea, con un anno di lavoro per ciascuno spettacolo, con messe in scena nei teatri di territorio e sintesi e ricomposizioni successive. Lo spettacolo sulle Costituenti è stato richiesto da varie Università (Tor Vergata, Sapienza a Roma e Università degli studi di Torino) oltre che in varie scuole.

Con un primo materiale nel 2009, a cura di Roberta Gandolfi e Carlotta Pedrazzoli è uscito un libro dal titolo”Un teatro di donne, memorie, lotte e diritti”, sono stati realizzati due video documentari. Uno di questi, per la regia di Adonella Marena con la collaborazione di Armando Ceste,”Non mi arrendo, non mi arrendo !” è stato premiato in diverse rassegne e il docu-film “Non avere paura” con la regia di Cristina Monti è stato molto apprezzato e distribuito in vari festival del settore. All’intero progetto teatrale nel 2012 è stato conferito il “Premio per l’anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni” del Ministero per la cooperazione internazionale e l’integrazione.

Questa enorme avventura creativa è stata sempre tenuta dal filo tessuto da donne di diverse età  che lottano ora e che hanno lottato per conquistare la democrazia, i diritti sul lavoro, quelli sociali e civili e che ancora oggi vogliono continuare a conquistare nuovi spazi, servizi, interventi sociali, culturali,  di custodia di una memoria, spesso smarrita. Vogliono poter fare politica con uno strumento così particolare come il teatro per continuare a battersi per vivere in una società solidale e coesa e che non ha perso il senso della sua storia. Hanno potuto dimostrare che la comunicazione  attraverso il linguaggio e i processi emozionali del teatro è chiaramente di grande potenza trasmissiva anche verso le più giovani generazioni. Per questo la passione femminile per un teatro così partecipato ed empatico va coltivata, continuata ed allargata.